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I siti archeologici - L'età della romanizzazione

Indice
I siti archeologici
L'età classica: insediamenti e necropoli lucane
L'età della romanizzazione
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L'età della romanizzazione

Alla fine del IV secolo a.C. Roma avvia in quest'area dell'Italia meridionale una politica di alleanze con quelle frange dell'oligarchia indigena ad essa favorevoli. In questa prospettiva si inserisce la fondazione del centro di Grumentum, sorto, sulla base delle testimonianze archeologiche, agli inizi del III secolo a.C. su una collina alla confluenza tra il torrente Sciaura e l'Agri.

Il centro di Grumentum costituisce pertanto un polo di attrazione delle genti precedentemente sparse nel territorio in ampi villaggi e in fattorie. Alla città infatti faceva capo un ampio territorio attraversato da due importanti vie pubbliche a lunga percorrenza, che si incrociavano davanti ad una delle porte della città: la via Herculia e la strada che conduceva a Nerulum, dove si collegava alla via Popilia (Capua-Regium).

La campagna intorno alla città era sfruttata in modo intensivo, con la presenza di piccoli villaggi, fattorie e ville; il territorio della città viene interessato da una centuriazione in età graccana, con assegnazioni di ager publicus in base alla lex Sempronia agraria, di cui resta notizia nel Liber Coloniarum (I, 209 L).

Alla fase di II secolo a.C. risale infatti una serie di impianti rurali rinvenuti nei territori di Viggiano e Grumento Nova. Le indagini condotte in località San Giovanni di Viggiano hanno consentito di mettere in luce una fattoria, che riproduce la planimetria di una domus romana. Il cortile centrale porticato è pavimentato in spicatum con ciottoli di fiume.

Un'ulteriore importante trasformazione si attua alla seconda metà II sec. a.C.-inizi I sec. a. C.

L' edificio viene ristrutturato e destinato quasi esclusivamente ad attività produttive, in particolare alla lavorazione delle olive, con vani pavimentati in cocciopesto.

L'occupazione diffusa del territorio di Grumentum, con lo sviluppo di impianti rurali legati alla piccola e media proprietà destinati probabilmente alle colture della vite e dell'olivo, sembra conoscere una recessione a partire dalla prima età imperiale, quando vengono realizzate poche grandi villae, da riconnettere con proprietà terriere molto più estese di quelle attestate in età repubblicana.

La documentazione epigrafica infatti riporta i nomi di ricche famiglie lucane che possedevano latifondi. In località Castelluccio di Viggiano è stato individuata la pars rustica di una villa che ha restituito una moneta di Bruttia Crispina, della famiglia lucana dei Bruttii Praesentes, moglie di Commodo (II sec. d.C.), che portò in dote all'imperatore numerosi latifondi lucani di proprietà della sua famiglia.

L'età romana imperiale

Al periodo romano tardo-imperiale risalgono i resti di parte del quartiere residenziale di una grande villa databile tra III e IV secolo a.C., individuata in località Maiorano di Viggiano, a circa 800 m. di altitudine, presso una importante strada che collegava la valle dell'Agri alla Basilicata interna 1.

Si tratta, in particolare, di una struttura rettangolare con abside al centro del lato lungo orientale. Un ambiente scoperto, in asse con l'abside e dotato di fontana centrale alimentata da un lungo canale in piombo alloggiato in una canaletta, funge da raccordo tra i due ambienti meridionali e i due settentrionali.

Tutti gli ambienti si aprono su uno stretto e lungo portico. Oltre ai pavimenti musivi policromi, alcuni ambienti, come quello absidato, doveva essere dotato di mosaici parietali in pasta vitrea, di cui è rimasta qualche tessera.

La particolare ricchezza delle decorazioni e la planimetria della struttura inducono a ritenere che si debba trattare di una coenatio di una residenza di notevole livello architettonico. La planimetria trova confronto con la coenatio della villa di Malvaccaro di Potenza.

La villa doveva essere collegata ad una vasta tenuta, costituita da parti coltivate e zone destinate al pascolo, territori lasciati incolti con boscaglia per la caccia del signore - dominus, cui fanno pensare i costumi dell'epoca e i ricchi mosaici con scene di caccia, propri delle ville coeve rinvenute in Sicilia e in Africa.

E' questo un periodo di particolare floridezza per la Val d'Agri, anche perché che Diocleziano e Massimiano Erculio, alla fine del III secolo d.C., sistemano la via Herculia che attraversa il territorio di Grumentum per giungere alla costa ionica. La città, nello stesso periodo, è interessata da interventi di restauro che coinvolgono sia edifici privati (domus) che pubblici (terme).

Tra Tardo Antico e Alto Medievo

In età tardo-antica - alto-medioevale si verificano profonde trasformazioni che coinvolgono anche la Valle dell'Agri. Probabilmente alla fine del IV secolo d.C. Grumentum diventa sede episcopale, una delle più antiche d'Italia.

Dall'Anonimo Ravennate (geografo dell' VIII sec. d.C.) e da Guidone (monaco del XII sec. d.C.) sappiamo che il territorio di Grumentum era talmente esteso, da confinare con quello di Taranto.

Tra il V e il VI secolo d.C. si registra il lento abbandono della città, con le prime deposizioni funerarie all'interno delle mura cittadine, che indiziano la presenza di un sistema insediativo organizzato per nuclei sparsi.

Si conoscono infatti piccoli sepolcreti nella zona dell'anfiteatro e delle c.d. terme imperiali e nei pressi dei ruderi della chiesa di San Marco, all'esterno del perimetro urbano e il ristretto nucleo di sepolture in località Catacombelle di Viggiano. Al VI-VII secolo d.C. risale il sepolcreto individuato in località Valloni San Pietro di Viggiano.

Sono state scavate due sepolture e altrettanti ossari, in prossimità di un rudere di età moderna che ha in parte sconvolto la più antica necropoli. Una sepoltura ha restituito due inumazioni di individui adulti.

Ad un primo inumato è forse possibile attribuire un pettine di osso con chiodini di ferro ritrovato "schiacciato" lungo la parete orientale.

Ad un secondo individuo, deposto ad un livello superiore e in posizione supina, sono riferibili due orecchini di filo di bronzo a sezione quadrangolare ed estremità a ganci contrapposti con vaghi di pasta vitrea.

E' probabile che, come nel caso sopra citato di San Marco, il piccolo sepolcreto sia riferibile ad un complesso ecclesiale di cui è rimasta memoria nel toponimo dell'area "Valloni San Pietro".

Fonte: Alfonsina Russo - Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata

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[1] Il complesso è collocato in prossimità di un importante asse viario antico che, provenendo da Potenza-Anzi, attraversa trasversalmente l'alta valle dell'Agri. Si tratta di un percorso alternativo alla via Herculia, importante via publica romana che collegava Venusia a Potentia e a Grumentum, attraverso Marsico Nuovo, per proseguire successivamente fino alla costa ionica: R. J. Buck, "The Via Herculia", in BSR, XXXIX, 1971, pp. 66 – 87; L. Giardino, "La viabilità nel territorio di Grumentum in età repubblicana e imperiale", in Studi in onore di Dinu Adamesteanu, Galatina 1983, pp.195-217.



 

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